
Pubblico un articolo molto interessante rivolto a genitori ed insegnanti di bambini con problemi di disgrafia, un fenomeno poco conosciuto ma sempre più diffuso, legato al linguaggio scritto e all’espressione mediante il gesto grafico.
Troppo spesso quella che viene semplicisticamente derubricata come "brutta scrittura" nasconde in realtà segnali di difficoltà che ogni operatore della scuola è tenuto a recepire.
Emanuela Calogera Zenobio (dottoressa in tecniche grafologiche, specializzata in grafologia forense e grafologia dell’età evolutiva) è l'autrice di questo prezioso contributo, ospitato all'interno del sito genitoricrescono.com, una piattaforma online per supportare gli adulti nel compito, sempre più difficile, di educare i propri figli.
La DISGRAFIA è un disturbo specifico dell’apprendimento, in assenza di deficit intellettivi e neurologici, che incide sulle funzioni fondamentali della scrittura.
Si manifesta come difficoltà a riprodurre sia i segni alfabetici che quelli numerici; essa riguarda esclusivamente il grafismo e non le regole ortografiche e sintattiche, sebbene influisca negativamente anche su tali acquisizioni a causa della impossibilità di rilettura e di autocorrezione.
Generalmente quando si parla di disgrafia ci si riferisce ai bambini, ma quest’attribuzione non è del tutto giusta, in quanto è nell’esperienza comune incontrare adulti disgrafici: vuoi per problemi contingenti (malattie o incidenti che richiedono la rieducazione della scrittura), vuoi per disturbi che si trascinano dall’infanzia.
Si parla di disgrafia quando c’è:
• scarsa leggibilità;
• lentezza e stentatezza;
• disorganizzazione delle forme e degli spazi grafici;
• scarso controllo del gesto;
• confusione e disarmonia;
• rigidità ed eccessiva accuratezza;
• difficoltà nell’atto scrittorio in presenza di crampi o dolori muscolari.
Va individuata precocemente in quanto tende a peggiorare nel tempo, può avere riflessi sullo sviluppo della personalità e incidere negativamente sul rendimento scolastico, innescando sentimenti di delusione, scoraggiamento e demotivazione.
  
 
Si può prevenire durante la scuola dell’infanzia attraverso l’esame della grafomotricità e la proposta di esercizi ed attività ludiche preparatorie al gesto grafico; nonché durante il primo ciclo della scuola, attraverso una adeguata modalità di insegnamento e consolidamento della scrittura.
La scrittura disgrafica necessita di un intervento specialistico tempestivo. Si può rieducare con tempi, metodi e tecniche adeguate, dopo aver effettuato una anamnesi completa del soggetto disgrafico (bambino, adolescente o adulto) condotta attraverso:
- il colloquio, in età scolastica, con i genitori e/o l’insegnante;
- l’esame della motricità generale, della scrittura e del disegno.
Questi strumenti consentiranno di individuare le cause delle difficoltà grafomotorie e di predisporre un intervento personalizzato.
Come si cura?
La disgrafia si cura con la rieducazione della scrittura. Rieducare la scrittura non significa effettuare un semplice recupero della funzione scrittoria, ma preparare il terreno per permettere alla scrittura di svolgere il proprio ruolo di strumento di comunicazione e di elemento rappresentativo della personalità dello scrivente.
Si tratta di un percorso creativo ed individualizzato volto a stabilire o ri-stabilire i presupposti essenziali per un corretto sviluppo del gesto grafico, utilizzando:
• esercizi per il rilassamento muscolare e la motricità in generale;
• tecniche pittografiche e scrittografiche, tra cui il metodo di Robert Olivaux;
• interventi sulla postura, sulla tenuta dello strumento scrittorio e sulla respirazione;
• lavoro sulle strutture ritmiche, sull’organizzazione e sull’orientamento spaziale.
Dott. Emanuela Calogera Zenobio
emanuelacalogera.zenobio @inwind.it
Ecco alcuni link utili:
Disgrafia e rieducazione della scrittura
Angris
Istituto Moretti
Disgraficamente
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